Il dibattito sul “Manifesto della cultura moderata”, proposto qualche anno fa da Forza Italia, fu una prima occasione per promuovere un’analisi politica in grado di comprendere le ragioni di qualche battuta d’arresto e, contemporaneamente, sostenere il consolidamento dell'attuale partito di maggioranza relativa del nostro Paese.
L’interesse suscitato da quella manifestazione, infatti, organizzata a Firenze nel mese di giugno del 2002, aveva dimostrato che la natura ‘movimentista’ del partito del Presidente Berlusconi ben di disporrebbe ad essere plasmata secondo orientamenti fondativi e presupposti valoriali in grado di sedimentare un progetto politico dal carattere innovativo.
Si tratta, cioè, di offrire al Dipartimento culturale del partito stesso un contributo di idee da mettere a disposizione, di una sorta di officina che, da un lato, sostenga il Governo e, dall’altro, consenta ancor più di definire il futuro profilo di Forza Italia.
Personalmente, partecipo a questo dibattito da un osservatorio regionale e meridionale, come è quello della Basilicata (dopo sette lunghi anni passati in Consiglio Regionale) e dall’attuale esperienza di parlamentare che non vuole tuttavia sentirsi solo un utile soldatino, ma che da circa due anni e mezzo prova a comporre il valore della militanza con quello della realizzazione di una convinta identità politica.
La promessa di un cambiamento forte del Paese, in un contesto di riformismo e solidarismo liberale e popolar-europeo, non può alimentarsi solo su un fronte di pensiero che potremmo definire ‘classico’, cioè individuabile nei filoni storicamente riconosciuti del liberismo, del riformismo moderato e dell’esperienza politica del cattolicesimo democratico.
La presenza, nella Casa delle Libertà, della Lega Nord e la caratterizzazione regionale di Forza Italia, fatta salva la dirigenza nazionale cresciuta attorno al Presidente Berlusconi e oggi tutta al Governo, merita un’approfondita analisi.
E’ innegabile che Forza Italia, meglio di qualunque altro partito italiano si è costituita entro i confini di un federalismo organizzativo e culturale che non deve smarrirsi o essere sottaciuto. Né può essere ipocritamente nascosta qualche considerazione autocritica che, invece, può suggerirci forme di attenzione maggiore proprio nei confronti delle comunità locali, sia in sede di organizzazione territoriale del partito, talvolta arrendevole alle ‘ragioni’ dei nostri alleati, sia nell’individuazione di bisogni sociali che potrebbero sfuggire ad uno speculare pragmatismo di governo. Cosicché, nel tentar di aggiornare un progetto culturale, si deve anche tener conto del fatto che, accanto ai grandi movimenti di pensiero che devono influenzare una moderna concezione liberal-democratica (seppur in ‘chiave europea’), si sommano anche quei valori delle comunità regionali che rappresentano un effettivo antidoto al centralismo e una straordinaria ricchezza democratica, per la propria capacità di rendere ‘plurali’ decisioni e scelte strategiche.
In tale contesto, anche in Forza Italia va colta l’intuizione di un nuovo modello politico-territoriale fortemente radicato nella storia e nella valorizzazione delle competenze locali.
Per il Mezzogiorno, ad esempio, promuovere gli elementi fondanti di questa idea potrà significare allinearsi ai processi di cambiamento in atto senza nessuna subordinazione culturale, sapendo anche che, sul piano della competizione politica, bisognerà incalzare la Lega Nord sul suo stesso terreno, aggiungendovi, però, il solidarismo e la consapevolezza sociale che quel partito non pare perseguire - sempre posto che quest’ultimo si autodefinisca entro un confine rendendosi estranea ai bisogni e alle opportunità presenti sul resto del territorio nazionale -.
Offro dunque a Dell’Utri, a Bondi e a Forza Italia la presente riflessione aggiuntiva che, se raccolta, ritengo possa rafforzare il processo di ricomposizione identitaria del nostro partito.
Non bisogna infatti dimenticare che l’ultimo decennio italiano si è caratterizzato attraverso una consistente trasformazione normativa, fino alla parziale modifica del Titolo V della Costituzione, la quale ha reso il decentramento politico e amministrativo centrale nel processo di trasformazione istituzionale del Paese.
Ciò nasce e si alimenta attraverso un bisogno culturale, rappresentato dal principio di sussidiarietà, che tende a spostare il sistema dei poteri verso i corpi sociali passando attraverso il sistema delle Autonomie Locali, per arrivare a ‘centrare’ la famiglia e, in essa, la singola persona.
E’ questo un bisogno di democrazia e di partecipazione articolata che, peraltro, rappresenta il miglior antidoto alle forme meno positive della tanto acclamata globalizzazione, nel mentre allontana il pericolo di una qualunque forma di neocentralismo.
Del resto, il superamento degli Stati-Nazione, per come questi erano intesi, trova un punto di equilibrio proprio nel vigore sociale e politico delle comunità regionali.
L’Europa dei popoli potrà infatti esistere proprio in funzione di un’Europa delle autonomie regionali.
Se così non sarà, si imporranno le oligarchie e le burocrazie tecnocratiche, l’Europa della moneta e della finanza su quella delle genti.
Forza Italia è oggi l’unico partito, nel nostro Paese, in grado di porre questi temi mantenendo integra la sintesi tra centro e periferia, tra globalismo e localismo, tra pragmatismo di governo e spinte ideali.
Il rapporto fra Governo e partito deve però essere rivisto: non può esistere il primato del primo sul secondo, così come totalmente sbagliato risultava, nella cosiddetta ‘Prima Repubblica’, il controllo ideologico dell’esecutivo attraverso le Segreterie politiche.
Bisogna misurarsi con equilibrio rispetto alle forti trasformazioni che intervengono anche sullo scivoloso terreno della politica.
Cosicché, il modello italiano si manifesta ancora una volta come originale.
Dal punto di vista culturale, riservandomi per il futuro valutazioni più strettamente politiche, è indispensabile definire meglio il profilo di Forza Italia a sostegno del governo, senza rinunciare, quando necessario, anche ad una funzione critica, soprattutto nell’ambito della contrattazione con le altre componenti della coalizione.
In tale contesto, il profilo dell’attuale partito di maggioranza relativa deve sì alimentarsi ai grandi pensieri politici liberal-democratici, identificandosi, però, nei bisogni più profondi delle nostre ‘comunità plurali’.



Parlamentare di Forza Italia
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