Susanna SchimpernaProvo a sintetizzare in poche parole il grande paradosso, la grande ipocrisia, il grande equivoco legati al carcere. La nostra legge parla di riabilitazione, rieducazione (c'è anche la disattesa legge Smuraglia, per il lavoro che concorrerebbe alla rieducazione: peccato che lavorino due detenuti su dieci che vorrebbero farlo). Ovviamente il carcere non riabilita nessuno. casomai incattivisce molti, e questi molti si fanno amicizie preziose al fine di delinquere meglio una volta fuori. Altri ne vengono massacrati, fisicamente e psicologicamente, e se escono sono larve disperate. Cosa esattamente andiamo cercando, col carcere? Isolare i 'cattivi' per proteggere la società? Ammettiamolo pure. Ma allora non dobbiamo più lasciarli liberi, perché non c'è alcun motivo per cui non tornino a fare danni. punire? Che lo si dica, finalmente. La vendetta come reazione che tende a ripristinare un ordine (interno) è propria della natura umana, e continuare a negare questa pulsione è demenziale, può solo portare a una società ipocrita e schizofrenica (e infatti). Ma guai a parlare di vendetta, che orrore. noi siamo "civili". quindi la tortura in carcere - umiliazione, spersonalizzazione, solitudine, inattività e molto altro - viene spacciata per altro. creando ulteriore disagio, ulteriori equivoci. Poi senti i pareri in giro e capisci che nessuno, proprio nessuno vede il carcere come riabilitazione. A destra come a sinistra, si ha ben chiara invece l'idea che si tratti di punizione e stop. Chi è a sinistra vuole un certo grado di punizione, chi è a destra ne vuole un altro, più alto (in genere). Il punto è: possibile che dopo millenni non abbiamo ancora trovato nulla di diverso dal carcere? Che costa alla collettività una cifra folle, in termini economici e non solo; che non soddisfa quella che si chiama sete di giustizia o meno falsamente potremmo chiamare (io non ho problemi a farlo) di vendetta delle vittime e dei loro parenti; che spinge invece tutti a sentirsi giustizieri; che umilia e rende schiavi anche quelli che in carcere lavorano; che mette insieme tutti, il ladro e lo stragista, il truffatore e chi coltiva marijuana in terrazzo; che fa dello stato un aguzzino per conto terzi; che toglie per un po' dal mondo una quantità sterminata di persone solo per ributtarcela poi peggiorata sotto ogni punto di vista. Non è possibile che la società non sia in grado di pensare a null'altro che a orride galere, per tutti. Rinchiudiamo, rinchiudiamo. qualcuno, alla fine, creperà suicida, vedrete. Forse il piano - non so quanto inconsapevole - sia che ne crepino il più possibile.


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