Ecco le opinioni sul centrodestra italiano dell’attuale Ministro per i Rapporti con il Parlamento, l’On. Carlo Giovanardi.

Ministro Giovanardi, può darci un sobrio parere democristiano sull’effettiva omogeneità culturale del centrodestra italiano?
“Il centrodestra, come noto in Italia, e la Casa delle Libertà in particolare, è costituito da partiti che hanno storie molto diversificate: si va dalla destra democratica, che deriva dal vecchio Movimento Sociale Italiano, alla Lega, nata alla fine degli anni ’80, a Forza Italia, movimento sorto nel 1994, fino a noi cristiano-democratici, che siamo gli eredi della grande tradizione democratico-cristiana. Le storie di origine sono molto lontane, in verità. Tuttavia, la piattaforma politico-programmatica su cui è nato questo governo deriva da una comune matrice politica moderata, nel senso che le antiche posizioni, mi riferisco per esempio alla destra, sono state superate addirittura con un’abiura vera e propria del fascismo e una condanna del totalitarismo, cosa che ha concesso la costruzione di una comune piattaforma democratica basata su principi di modernizzazione federalista dello Stato e su una visione politico-economica sostanzialmente alternativa a quella della sinistra”.

Eppure, secondo molti osservatori, le idee proposte da Alleanza Nazionale e Lega Nord non appaiono sempre molto ‘moderate’: la prima ancora risente, soprattutto nel proprio elettorato, di influssi autoritaristici, mentre la seconda sembra voler fondere pericolosamente elementi di intransigenza ideologica con concezioni ‘ritualistiche’ di cattolicesimo: qual è il suo parere intorno a questo tipo di analisi?
“Che la tal cosa non corrisponde alla realtà. Io non sono interessato, come uomo di governo, ai comizi e alle dichiarazioni di uomini di partito, bensì a ciò che il governo traduce nella pratica attraverso disegni di legge e decreti. E devo dire che, anche su quei temi che apparentemente potrebbero essere motivo di contrasto tra le forze del centrodestra o di maggiore differenziazione – mi riferisco ad esempio all’immigrazione – si è saputo trovare un compromesso, si è giunti cioè ad una sintesi positiva sicuramente molto diversa dalle eventuali forzature che alcuni esponenti di partiti di governo urlano ‘in piazza’. A me, quello che importa veramente non è predicare bene e ‘razzolare male’, piuttosto che si ‘razzoli bene’. Se poi qualcuno predica male e ciò non ha influenza sulle decisioni di governo, è anche sopportabile”.

Comunque non ci appare che il centrodestra, nel suo complesso, abbia come principale obiettivo strategico quello di proporre approfondite analisi sociologiche o di antropologia sociale intorno ai problemi dei giovani, delle donne, dei lavoratori precari: come mai?
“Per la verità, avendo posto al centro della nostra attenzione politica i problemi della famiglia, questa si focalizza sui problemi degli anziani, dei giovani, su quelli della ricerca di una prima occupazione. E, annessi a tali questioni, gli interventi a livello di politiche demografiche che servono ad incrementare la natalità in un Paese che è al crollo demografico, oltre ad una politica più generale di equilibrata integrazione tra residenti ed extra-comunitari che vengono a lavorare in Italia e a quelli, molto delicati, della bioetica. E ancora: un’attenzione particolare al servizio civile nazionale, di cui peraltro ho la delega, che vuol dire volontariato e relativa sostituzione di uno strumento che sta per venir meno, visto che tra circa due anni non ci sarà più la leva obbligatoria. Ecco: questi sono tutti temi su cui il centrodestra si è impegnato a fondo e che, mi pare, abbiano molto a che fare con le questioni riguardanti le donne, i giovani e il ruolo della famiglia”.

L’ideologia corrente di Forza Italia, a parte qualche tentativo di ‘coloritura popolare’ da parte del suo leader, appare talvolta appartenere ad un liberismo ‘qualunquista’: Longanesi e Guareschi sembrano essere, cioè, i veri ispiratori della nebulosa filosofia berlusconiana, anche se il Presidente del Consiglio prova a ‘infilare’ De Gasperi e Don Sturzo in quasi tutti i suoi discorsi. Questo è il vero segreto del ‘Grande Comunicatore’ o il suo limite culturale maggiore?
“Questa è una domanda maliziosa e fuorviante, che sottintende un giudizio troppo severo di Forza Italia e del suo leader. Chi, come me, crede nel peccato originale, nella limitatezza delle vicende umane e, dunque, non nelle ideologie o nella possibilità di portare avanti programmi ‘perfetti’ su questa Terra - anzi, l’esperienza del secolo passato ci ha insegnato quali disastri terribili si possono compiere e hanno compiuto coloro, nazisti e comunisti, che pensavano di costruire ‘l’Uomo Nuovo’….- e che, tuttavia, cerca di porsi in un’ottica laica nell’affrontare i problemi, sa che ogni giorno faticosamente si devono trovare soluzioni a problemi che cambiano continuamente, che appena ne risolvi uno, se ne presenta immediatamente un altro. Quindi, l’approccio, fors’anche un po’ pragmatico e questa capacità di comunicazione e di risolvere i problemi che il Presidente del Consiglio possiede, per certi aspetti è in linea con una visione delle cose non dogmatica, non ideologica. Indubbiamente, la sua visione è venata da forte ottimismo. Ma, del resto, i leader politici devono anche saper trasmettere speranze nel futuro…”.

Però ammetterà che, per molti versi, Silvio Berlusconi riesce ad apparire come l’italiano più italiano di tutti…
“Berlusconi è certamente un grande comunicatore. Io dico tante volte, sorridendo, che riesce a vendere anche merce che non ha. Qualche volta, invece, siamo proprio noi cristiano-democratici a ritenere di avere molti prodotti da vendere ma ad incontrare qualche difficoltà a collocarli: forse questo può voler dire che, come venditore, Berlusconi è molto più bravo di noi…”.

Lei ritiene divertente che il Presidente del Consiglio si definisca un giorno liberale, un altro socialista, un altro ancora fortemente regionalista con momenti di ‘estasi tecnocratica’ e sfaccettature presidenzialiste alla francese? Non c’è un po’ di confusione?
“Una volta c’erano i comunisti e i fascisti. Poi, queste ideologie sono sparite. E se guardo alla politica attuale, mi accorgo che, intorno a me, molti dei partiti politici sono un mix di democristiani, socialisti e liberali in cui sopravvive il liberista smithiano, o il socialista dogmatico o il comunista. Qualche residuo di integralismo ideologico sopravvive ancora oggi, anche in Parlamento. Tuttavia, con il tramonto delle ideologie, inevitabilmente nel nuovo leader politico ‘tipico’, specialmente in quello moderato, c’è un po’ di tutto questo: un pizzico di socialità, un po’ di liberalismo, un sentimento di ispirazione cristiana: tutto ciò, non mi sembra una cosa così negativa”.

Una bella formazione laico-socialista in grado di dialogare propositivamente con la Casa delle Libertà può esistere in un panorama politico dominato dalle logiche del sistema elettorale maggioritario e senza l’interim di Cicchitto e Berlusconi?
“Beh, Berlusconi potrebbe dire che c’è già una forza laico-socialista: Forza Italia. Certamente, all’interno di Forza Italia, la presenza laica e socialista è fortissima, sia tra i deputati, sia al governo. Diciamo che, sul versante dell’ispirazione cattolica, la Storia ha avuto un’evoluzione un po’ diversa. Noi, come Udc - che esprimiamo 40 deputati e 30 senatori - abbiamo continuato l’esperienza di un partito di ispirazione spiccatamente democratico-cristiana. Altri hanno fatto scelte distinte. Però, realisticamente, mi sembra che il partito che più rappresenta oggi l’area laico-socialista sia proprio Forza Italia”.

Lei ha scritto un bel libro sulle storture giudiziarie dell’epoca di Tangentopoli. Alla luce – si fa per dire… - delle varie proposte presentate per una Commissione parlamentare d’inchiesta che faccia chiarezza su quei fatti e su quegli anni, le fa piacere poter dichiarare a tutta l’Italia la classica frase: “Ve l’avevo scritto”?
“Io ho scritto ‘Storie di straordinaria ingiustizia’ nel 1997, quindi sei anni fa, quando non erano ancora ben chiari gli errori e gli orrori di quella stagione, ossìa i meccanismi che hanno portato migliaia di persone innocenti ad essere letteralmente travolte dalla bufera giudiziaria. Ma non sono affatto contento di poter dire “ve l’avevo detto”: potrò dirlo magari a scampato pericolo. Ad esempio: io aprivo il giornale nel ’93 e leggevo determinate cose; lo riapro dieci anni dopo e, purtroppo, vedo che i problemi del rapporto tra politica e giustizia riempiono ancora le pagine. Nel nostro Paese, insomma, la politica è ancora troppo condizionata dai problemi della giustizia e molte, troppe volte, quest’ultima viene usata come strumento di lotta politica contro gli avversari.

Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio