Abbiamo messo a confronto alcuni pareri sul Pacs di importanti esponenti politici – i deputati Maura Cossutta (Pdci), Ugo Intini (Sdi), Carolina Lussana (Lega Nord), Paolo Cento (Verdi), Ettore Peretti (Udc), Tiziana Valpiana (Prc), Pino Pisicchio (Udeur), Giuseppe Fioroni (Margherita), più il radicale Daniele Capezzone -, rivolgendo loro un’unica domanda in grado di anticipare un eventuale dibattito in aula sulla materia.
La questione che abbiamo voluto porre è la seguente:
Egregi Onorevoli, sareste d’accordo se fosse approvato un patto di solidarietà civile e delle unioni di fatto? In particolare, è un provvedimento che ritenete in linea o contrario ai principi fondamentali di libertà ed uguaglianza contenuti nella nostra Carta costituzionale?

Maura Cossutta (Pdci):
“Noi del Pdci siamo assolutamente d’accordo, tant’è che abbiamo presentato, anche noi, una serie di disegni di legge in materia. Per quanto concerne la questione di costituzionalità, ritengo che il Pacs sia perfettamente in linea con quel principio di eguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione. D’altronde, non ci può essere eguaglianza laddove ci fosse discriminazione e anche le Costituzioni delle altre nazioni europee si stanno aggiornando in tal senso”.

Ugo Intini (Sdi):
“Non sono un costituzionalista, dunque non mi sento di dare un giudizio di legittimità giuridica o meno sul Pacs. Tuttavia, esso mi appare ragionevole e moderno…”.

Carolina Lussana (Lega Nord):
“Non conosco le varie proposte di legge sul Pacs dettagliatamente e riconosco che possa risultare comprensibile tentare di tutelare giuridicamente quelle coppie di persone che decidono di stare insieme senza vincoli particolari. Tuttavia, ritengo che il matrimonio tradizionale rimanga la forma di unione in grado di garantire appieno i valori della famiglia, poiché rappresenta l’istituzione che fornisce le più solide garanzie di stabilità della coppia, soprattutto nei confronti dei figli, i cui diritti sono peraltro garantiti già da tempo. Insomma, un conto è decidere di stare insieme per un certo periodo di anni, un altro è prendersi la responsabilità di un rapporto sotto il vincolo giuridico del matrimonio, che non va svilito, bensì preservato”.

Paolo Cento (Verdi):
“Io credo che il Pacs meriti attenzione e debba essere discusso, poiché c’è comunque la necessità di dare un codice di diritti e doveri anche a quei cittadini, dello stesso sesso o di sesso diverso, che decidono di stare insieme. C’è proprio lo ‘spazio giuridico’, io credo, per un’evoluzione della materia matrimoniale in tal senso: il matrimonio tradizionale rimane il pilastro fondamentale della società, tuttavia non è più il solo, l’unico, e dovrebbe essere affiancato da formule giuridiche moderne, che vadano a tutelare nuovi diritti, come tra l’altro già sancito da alcune sentenze della Cassazione”.

Daniele Capezzone (Radicali Italiani):
“Ovviamente, ogni passo compiuto in questa direzione ci vede d’accordo. Io stesso firmai la proposta “un Pacs avanti” dell’Arcigay. Detto questo, voglio altresì ricordare che, tempo fa, dopo 28 giorni di sciopero della fame, portai in parlamento una proposta che mi convinceva di più e che si basava su tre principi fondamentali: 1) la possibilità, per due individui, quale che sia il loro orientamento sessuale, di definire per contratto alcuni profili della loro vita in comune; 2) se si tratta di due individui dello stesso sesso possono, in questo contratto, attribuirsi i diritti e doveri che, in base al codice civile, sono quelli dei coniugi; 3) se sono dello stesso sesso e lo vogliono, possono anche accedere all’istituto del matrimonio civile. E’ giunto insomma il momento di desessualizzare l’ordinamento giuridico, togliendo rilevanza a determinate pregiudiziali e per riconoscere le unioni di quelle persone che desiderano compiere un cammino comune”.

Ettore Peretti (Udc):
“Sono d’accordo sul fatto che vada regolamentato il rapporto di una coppia, anche composta da individui del medesimo sesso, che è stata insieme per molti anni volendosi bene, poiché ritengo giusto tutelare aspetti non secondari, quali ad esempio quello successorio o dell’assistenza reciproca in caso di malattia. Mantengo, però, qualche perplessità in ordine alla tenuta effettiva di tali rapporti e, soprattutto, sul delicatissimo problema dell’educazione dei figli”.

Tiziana Valpiana (Prc):
“A mio parere, mi state ponendo una domanda che si risponde da sola: non vedo, infatti, motivi per cui si dovrebbe impedire alla legge di fotografare una situazione reale ed evidente, quale quella delle convivenze. Vi dirò di più: Rifondazione Comunista ha depositato un proprio disegno di legge in materia, teso a regolamentare tutte le forme di convivenza. Non ci sono, infatti, sul terreno più propriamente sociale, soltanto situazioni legate a rapporti di affettività, ma anche nonni che convivono con nipoti o studenti universitari che condividono appartamenti. Insomma, non si capisce perché lo Stato dovrebbe lasciare da sole situazioni ormai evidenti della società attuale”.

Pino Pisicchio (Udeur):
La nostra Costituzione non introduce elementi di discriminazione tra condizioni, identità sessuali o altri elementi che potrebbero ostacolare la posizione di uguaglianza dei cittadini. Al tempo stesso, però, tutela la famiglia nella dimensione da essa ‘divisata’, cioè quella di tipo tradizionale. Io non avrei alcuna obiezione all’estensione più larga possibile delle condizioni di tutela verso nuovi tipi di convivenze, senza distinzioni o pregiudiziali, a condizione che non venga pregiudicata la posizione primaria del nucleo familiare tradizionale, la quale, soprattutto in questi tempi di difficoltà economiche, necessita di particolare attenzione”.

Giuseppe Fioroni (Margherita):
“La domanda che ponete è piuttosto ‘secca’, nel suo genere. E, ad un simile quesito, io rispondo con un no. A mio parere, infatti, la Carta Costituzionale italiana fa esplicito riferimento, intorno a simili questioni, principalmente al nucleo familiare tradizionale. E’ scontato che, per quel che riguarda le coppie di fatto, ma non quelle omosessuali, possa essere intrapresa una discussione ed una riflessione di carattere giuridico, così come a suo tempo è stato fatto per il diritto alla casa e per altre esigenze sociali. Tuttavia, ciò non può riguardare le coppie omosessuali”.

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