Johann Rossi Mason“Per non far crescere i peli piglia polvere di botte, farina de lupini e alume de rocco arso e falle bollire con uno boccale de acqua e lassa reposare per otto giorni poi bagna una spongia e bagnia el loco dove voli pelar piú volte e tutti li peli cascheranno”: così é scritto ne ‘Il ricettario cosmetico’ di Caterina Sforza, del XV secolo. Per non far crescere le mammelle “piglia la radice di anagallo e lavala bene poi tritala, piglia miele e fai bollire sino a che non é cotto, mettilo dentro con l’olio rosato e fa bollire ancora. Poi levala dal fuoco e distendila sopra una pezza tanto grande che piglia la mammella” (De’ secreti universali XVI sec.). E poi consigli per fare i capelli biondi con cenere di vite, uova e olio, o per fabbricare un belletto a base di semi di zucca, melone, cocomeri e angurie, il tutto tritato e miscelato con olio di mandorle dolci o preparati per cancellare le macchie del volto. Tutte ricette che hanno il sapore della bisnonna e oltre, raccolte con pazienza da libri antichissimi ed editati nel bellissimo volume pubblicato da Aboca Museum dal titolo ‘A far belle le donne di Piero’, quel Della Francesca i cui volti sono riprodotti nelle pagine preziose. La casa natale del pittore é adiacente al palazzo che a Sansepolcro ospita il museo dell’azienda che ha fatto della ricerca sulle piante medicinali una missione. E la stessa famiglia Della Francesca commerciava in piante officinali, con contatti frequenti con l’antico orto francescano in cui lavorava Luca Pacioli, allievo del Maestro, che insieme alle erbe si dedicava alla comprensione dei fenomeni della natura in pieno spirito rinascimentale. Cinquecento anni più tardi, il principio che il benessere si misuri anche con la propensione a prendersi cura di sé é sempre uguale. La bellezza corporea é da sempre stata inseguita come valore, status e indicatore di livello sociale, oltre a essere un mezzo per affermarsi. La donna del Quattrocento, in particolare, ha la massima cura della propria immagine, conscia del ruolo dominante di padrona delle corti signorili del tempo, sebbene ancora subordinata all’uomo, inizia a intravedere margini di autonomia come la possibilità di studiare o di gestire la casa, ambito nella quale é moglie, madre ma anche regina. Le famiglie coltivano questo patrimonio, capace di generare matrimoni di buon casato e coltiva la bellezza con astuzie, trine, stoffe pregiate e gioielli costosi. Nulla di molto diverso dall’attuale. E così sono ribaditi i criteri estetici dominanti, ai quali adeguarsi é conveniente: pelle bianchissima, capelli biondi o rosso naturale, labbra rosse e occhi chiari e luminosi. É il periodo in cui l’avvio dei commerci marittimi apre le porte alle pietre preziose, che arricchiscono i forzieri e le donne dei potenti. Questi completano un abbigliamento ricco e sfarzoso con trucco e pettinature sempre impeccabili, che richiedono lo sforzo di un nutrito gruppo di fantesche. Vanno di moda i capelli biondi e il segreto per schiarirli si tramanda da madre in figlia. L’arte cosmetica, quindi, diventa una passione e una scienza. E tutto viene vagliato per le sue proprietà benefiche: unguenti, profumi, belletti, maschere, ma anche fondotinta e ceroni ricavati da sostanze vegetali, bagaglio di ogni nobildonna che si rispetti, sia essa una Gonzaga, un’Este, una Farnese, una Sforza o una Medici. I ricettari sono chiamati ‘secreti’ e la professione di speziale diventa remunerativa e richiesta. Troverete, in questo volume, delle ricette scritte da Caterina Sforza, signora di Forlì che si dedicò alla ricerca come una moderna alchimista. Il volume può essere acquistato direttamente sul sito www.aboca.com. Vi troverete una filosofia estremamente attuale, poiché le donne, sia pure in tanti secoli, non sono, in fondo, affatto cambiate.




(articolo tratto da ‘Bonvivre’, portale tematico del sito www.liberoreporter.eu)
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