L'autore del presente articolo è ordinario di Psicologia all'Università di Firenze.

Ritenere che di complessi fenomeni storici si possa fornire una sola spiegazione è illusorio, fuorviante e spesso pericoloso. A tutte le chiavi di lettura che possono venire utilizzate per capire l’attuale momento storico, intendo aggiungerne una che mi sembra sia stata trascurata e che si fonda sulle teorie evoluzioniste. Utilizzandola cercherò di dimostrare che stiamo vivendo un terzo conflitto mondiale che ha radici antichissime, coinvolge direttamente le religioni ed il potere ed ha un esito scontato (o quasi).
Di Darwin è ben noto il contributo dato all’evoluzionismo con la teoria della selezione naturale (la sopravvivenza dei più adatti), mentre lo è meno la teoria della
selezione sessuale che è stata sviluppata solo in questi ultimi decenni. Secondo questa, uomini e donne affrontano i comportamenti che portano alla evoluzione con fini diversi: per l’uomo avere più figli possibile e le donne di utilizzare i geni migliori e di essere aiutate nel gravoso compito dell’allevamento dei figli. Motori dell’evoluzione saranno quindi la competizione fra maschi per avere più donne e la scelta del partner adatto da parte della donna.
Date le premesse ed il fatto che le uova femminili erano ben più preziose degli spermatozoi inflazionati, il motore dell’evoluzione diventò la donna, che si trovò a dare importanza particolare al potere maschile, indice di buoni geni e di possibilità di aiuto. In altre parole, l’uomo potente aveva a disposizione più donne e di trasmettere i propri geni ad un gran numero di discendenti con un processo evolutivo che è andato avanti per milioni di anni, così da rinforzare sempre più questa caratteristica. Per descrivere il risultato finale basta una frase di Nixon: “Il potere è il migliore degli afrodisiaci”.
Per descrivere situazioni analoghe si parla di determinismo biologico, cioè di una spinta iscritta nel nostro patrimonio biologico e che può essere più o meno forte, ma che lascia aperta per l’uomo la strada alle influenze socio-ambientali che possono attenuarla, accentuarla o grandemente modificarla. Pertanto, la ricerca del potere può assumere nell’uomo caratteristiche molto diverse, che poco hanno da spartire con la riproduzione e la sessualità.
Cerchiamo a questo punto di tracciare una sintetica storia del potere. Fin da tempi immemorabili una facile strada di acquisizione sembra essere stata la religione. Anche se la acquisizione del potere non è stato l’unico fattore determinante la nascita delle religioni, esso certo ha contribuito notevolmente al suo sviluppo. Per molte migliaia di anni è probabile fosse gestito da chi riuniva in sé le caratteristiche del sacerdote o del mago, dell’uomo medicina e del capo politico e militare. Un primo cambiamento avvenne con il passaggio dai piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori ad una società agricola, che portò all’accumulo dei capitali ed alla differenziazione dei ruoli. Da allora, i rapporti fra i diversi poteri sono diventati molto complessi: a volte nettamente separati, altre volte riuniti nella stessa persona, a volte in accordo e altre volte in deciso contrasto fra loro.
Un colpo diretto alla religione venne inflitto da alcuni pensatori della antica Grecia - i filosofi naturalisti -, che proposero per il mondo della natura delle spiegazioni naturalistiche e non solo religiose.
Con il politeismo si creò una condizione di equilibrio in quanto tutto dipendeva dagli dei, ma questi a loro volta erano poco più di uomini e donne “maggiorati”.
L’equilibrio venne modificato dall’avvento delle religioni monoteistiche. Ne prenderò in considerazione le tre più diffuse per sottolineare, per prima cosa, la diversità delle condizioni in cui vennero predicate. La religione cristiana si diffuse fra una popolazione dotata di una forte identità nazionale – “Date a Cesare quello che è di Cesare” -, mentre le altre due popolazioni trovarono nella religione l’elemento fondante, potremmo dire esclusivo, della loro identità. Per quanto riguarda il mondo cristiano sono ben noti i conflitti fra Impero e Papato e l’esito incerto che ebbero. In seguito, il colpo inferto da Lutero era indirizzato non contro la religione, ma contro il clero ed il papato. A colpirla più direttamente furono i conflitti fra protestanti e cattolici, la crisi del principio di autorità che Galileo introdusse nella scienza, lo sviluppo del pensiero razionale, l’illuminismo, la nascita degli Stati laici. Sempre più e soprattutto nei Paesi protestanti la religione diventò una esperienza personale ed i vari poteri si sottrassero a quello della religione. Si creò quindi una condizione adeguata per il diffondersi della informazione che la Chiesa aveva cercato di ostacolare proibendo la pubblicazione del Milione (che mostrava la superiorità di uno Stato non cristiano) e la traduzione della Bibbia nelle lingue ‘volgari’.
L’ottocento è stato un secolo di grande importanza per tutto il mondo occidentale. Ad esso dobbiamo riconoscere i meriti di aver portato avanti il discorso iniziato con l’ illuminismo e di aver posto le premesse per il grande sviluppo realizzato nel secolo successivo. Abbiamo pertanto assistito alla nascita ed allo sviluppo del pensiero scientifico moderno, della tecnologia, della industrializzazione, che con conseguenze a catena hanno comportato la scolarizzazione obbligatoria, lo sviluppo della libertà e della democrazia, l’eguaglianza fra i sessi, la lotta contro la povertà. Per molte di queste condizioni si è trattato più di legittime aspirazioni che di realizzazioni concrete.
Il processo di trasformazione del potere ha coinvolto anche forme diverse da quello religioso, vedi il nazionalismo, il colonialismo e le dittature, sconfitti o trasformati nei primi due conflitti mondiali.
Le cose sono andate diversamente nel mondo maomettano che, ricordiamolo, nei primi secoli della sua esistenza ha offerto una cultura che raggiunse vette notevoli, almeno per l’epoca. La religione venne stimolata dall’operare in concorrenza con la religione ebraica e con quella cristiana e propose il principio innovativo della doppia verità: quella della religione - che i ‘dotti’ potevano interpretare in chiave metaforica - e quella della scienza. A prendere decisamente il sopravvento fu, però, l’assunto che di verità esisteva solo quella religiosa, che diventò la base della identità di tutti i credenti e, da questo momento, inizia la decadenza del mondo mussulmano e l’indiscusso potere del clero. Non vi sono dubbi che i fondamenti evoluzionisti della psicologia e la ricerca ed il mantenimento del potere sono iscritti nel patrimonio genetico di tutti i popoli. A fare la differenza sono state le condizioni socio-ambientali a cominciare dal già ricordato problema di identità. A partire dal 1200-1300, la storia del potere religioso ha preso strade completamente diverse nel mondo occidentale ed in quello medio orientale.
Attualmente l’Islam è in crisi e si trova a dover affrontare e realizzare in breve tempo un cambiamento che ai cristiani ha richiesto secoli. E’ tipico che una istituzione (nel caso la religione) nei momenti di crisi cerchi di uscirne accentuando i comportamenti e le ideologie che sono responsabili della crisi stessa. Da ciò nasce l’integralismo religioso e la sua lotta disperata per sopravvivere e mantenere il potere. Gli Stati Uniti costituiscono la Summa del pericolo da cui difendersi: sono il regno della informazione, e della libertà individuale e, pur avendo una percentuale molto alta di credenti, fanno una netta distinzione fra Chiesa e Stato. Non è un caso che le dimostrazioni contro gli USA in Iraq non siano venute dai seguaci di Saddam - già sconfitto dal secondo conflitto mondiale -, ma dai movimenti integralisti.
Da quanto detto fino ad ora possiamo trarre sia conclusioni che ci inducono al pessimismo, che altre decisamente ottimistiche. Ad indurci al pessimismo sono sia il fatto che gli integralismi religiosi sono sottesi da una lotta per il potere iscritta nel nostro patrimonio genetico e che la religione maomettana costituisce la base per la identità di centinaia di milioni di persone.
Ci induce invece all’ottimismo il ruolo che l’informazione ha assunto nel mondo moderno. Essa è sempre esistita e le si può attribuire un ruolo positivo nella lotta contro il mondo magico religioso. Oggi, però, essa si identifica con il progresso e bloccarla vuol dire paralisi, regressione, malattie, rovina economica. Non si possono chiudere le Università, non avere medici, ingegneri, chimici, avvocati, fisici e non si può eliminare il turismo. La informazione ha una diffusione capillare ed è molto difficile, se non impossibile, eliminarla.. Notiamo infine che per l’Islam è in atto un processo che ha molte similitudini con quanto è avvenuto per il Comunismo nella ex Unione Sovietica. Ritengo che ad essere imprevedibile non sia il risultato, ma il tempo che ci vorrà per ottenerlo.

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