Alessandro LozziIn queste ultime settimane tutti i più grandi opinionisti - come è ovvio - hanno scritto sulla questione irakena e sull’incerto destino del mondo. Ci è parso quindi più utile selezionare invece di aggiungere e, per questo, vi proponiamo quegli articoli che ci sono sembrati più significativi.
Per parte nostra non possiamo tuttavia sottrarci da una considerazione su quei sinistri figuri dei pacifisti nostrani che adesso scoprono l’Europa.
Questi signori, che fino a quando non è rimasto sepolto sotto la propria fanatica miseria volevano consegnarci all’internazionalismo comunista, che alla scomparsa di quest’ultimo hanno vagheggiato un sorta di terzomondismo di stampo deamicisiano, ora - non contenti - ritengono la globalizzazione una manifestazione dell’imperialismo statunitense e si eccitano al pensiero di un’Europa in chiave antiamericana.
Sbagliavano prima, continuano a sbagliare adesso.
Anche chi come me non apprezza “l’american way of life” sa che la società americana ha come matrice l’ansia di libertà della vecchia Europa e che la libertà europea - a sua volta - esiste oggi solo grazie all’intervento americano che ha sconfitto il nazifascismo con la guerra ed il comunismo con la pace.
Certo, nel periodo della guerra fredda si fronteggiavano libertà e comunismo mentre oggi, nel periodo della globalizzazione, la competizione è all’interno del capitalismo, tra quello angloamericano e quello che potremo definire dell’Europa continentale. Ma chi riuscirà mai a spiegare ai pacifisti ciò che tutti i liberali -siano essi europei o americani- sanno e che tutti gli utopisti sociali non hanno mai capito? La democrazia conflittuale e la competizione non sono il male ma le principali fonti della libertà e dello sviluppo.
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